Sperimentare l’estasi. La nuova opera poetica di Monia Moroni
Ogni prova poetica di Monia Moroni segna un personalissimo approdo esistenziale che sempre tenta la rima con la poesia. Ma se c’è una caratteristica emergente in questa sua ultima fatica, Dell’amore e della carne, edita dai tipi bravissimi e sensibili di Chipiuneart edizioni, è l’approccio musicale carpito da una ricerca formale intima, derivata dell’assorbimento dei grandi poeti maledetti di fine Ottocento – in particolare Rimbaud e, per l’Italia, Dino campana, le cui affinità stanno nella ricerca dell’innocenza esistenziale intesa come pienezza di vita.
Corpo e ispirazione
Può tuttavia tale anelito attraversare il corpo sensibile? Secondo Monia Moroni è possibile, e invero la sua Poesia è erotica e audace perché procede dal suo corpo, dall’eros, dal piacere; ma è vero anche che la poesia stessa è intesa come corpo e culmina nella confessione quasi commovente di uno scrivere versi quale apice della cognizione del piacere e della illuminazione gnostica.
È lampante il tentativo riuscito di rendere sé stessa cronaca sensibile di un amore eternamente cercato, indicato dall’ispirazione poetica. I sussurri del mondo avvolgono il suo silenzio interiore che trova indizi felice nel corpo, nell’eros, eros inteso come vitalità che mai vuole affogare nella banalità del quotidiano, nel grigiore dell’indifferenza che sfida proprio la speranza ultima inquieta della scrittura.
Poesia che svola
In ogni verso vige una densità semantica notevole, tipica della poesia svaporata e sognante di Monia Moroni, ma ora configurata in una espressività quasi tagliente, perché la scrittura è umorale e al contempo di grande espressività:
La senti la pioggia?
La sete d’incenso mordente?
Sulle case
una pietra risuona
dalle grillaie scarne.
Carne e amore
La ricerca della concretezza e della sincerità della parola – e del pensiero poetico – tradisce un’urgenza che deflagra proprio nella veste erotica del verso, nel suo cuore pulsante: il soggetto carnale è evidente quanto misterioso, e il tutto si riluce nella chiusa quasi estatica:
Alteravo gambe e avanti tremolavo
le tue parole,
versate sulle mie piccole mani.
Doppia resurrezione
del pianto nei pozzi voluttuosi
ognora bagnati fra stagni di luce,
il tuo strale – il mio chiuso,
e fu nulla cosa a quelle che sognai
contro gli inventori della paura.
Donarsi
La parola e la carne in un unico donarsi, orientati dall’amore e dall’anelito alla libertà (“contro gli inventori della paura”) a rendere, infine, una poesia matura, espressione consapevole di un talento che va assolutamente considerato e divulgato.