La vita è un ossimoro: Emanuela Botti

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La vita è un ossimoro: Emanuela Botti

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Con Emanuela Botti prosegue la rassegna delle poete e dei poeti emergenti e contemporanei che raccontano la loro vita, la loro Poesia.

Eccomi, sono un ossimoro, sono BoEm!

Una poeta di seta e acciaio” credo sia la migliore definizione che mi abbiano regalato.

Ma io amo definirmi una donna di pianura, poeta per dono dell’universo, una “giovane” poeta che osserva il mondo.

L’aggettivo giovane lo metto tra virgolette perché la scrittura è arrivata a me in età matura: scrivo da poco più di sette anni, quindi, mi reputo una bambina.

Voglio riportare le parole donatemi da un poeta, amico caro e fine scrittore.

Questa è la vera origine della storia meravigliosa che mi vede amante devota di poesia:

Ti vedo come una farfalla, bella da destare invidia, ma che stava meglio protetta dal bozzolo.

Sembri a volte a disagio, come se non volessi urtare qualcosa che solo tu vedi. Come se una parte di te fosse rimasta nuda per sempre, senza alcuna protezione.

E qui gli occhi si velano, si annidano i pensieri, il petto si chiude e diventi rigida.

E malgrado questo, anche i sorrisi amari sanno illuminare la stanza che ti contiene”

(Da queste parole inizia l’avventura, inaspettata. 27 dicembre 2014)

Perché sì, come spesso succede, ho iniziato a scrivere attraversando un’esperienza dolorosa.

Accadono eventi che sembrano toglierci la capacità di camminare, non di seguire una strada, ma proprio di camminare

La poesia mi ha aiutato a ritrovare i miei passi con un’anima rinnovata

/Sono diventata primavera attraverso inverni di sale/

E quest’anima rinnovata ha capito che i miraggi sono l’espressione di un’oasi, quindi di ristoro, di cura e di riposo.

Da quel momento è come se avessi azionato l’interruttore On, come se mi fossi accesa.

In seguito, ho avuto la fortuna di conoscere ottimi Maestri, poeti che mi hanno ascoltato, accolto e riconosciuto come poeta.

BOEM

Ho sempre amato leggere poesie, l’ho sempre fatto senza preclusioni o pregiudizi. Ma in quegli anni ho incrementato la lettura di alcuni grandi, per me imprescindibili: GiuseppeUngaretti, Alda Merini e Wilslawa Szymborska, vivide fonti di ispirazione e riflessione.

Questa nuova consapevolezza mi ha portato a condividere le mie nudità.

Ho scoperto quindi la poesia come la mia libertà. 

E ho cominciato a togliermi strati di pelle, anzi direi di carne viva, che si erano accumulati e che mi pesavano.

Così sono diventata BoEm.

Per me scrivere è come ricevere la visita di un amico inatteso, inaspettato e quindi ancora più gradito. Ed è una sensazione fantastica.

Grazie alla poesia ho imparato a riconoscere il mio coraggio, a tagliare rami secchi e a coltivare invece quelli carichi di fiori e di frutti.

E ho capito che essere consapevoli del proprio coraggio ci insegna ad essere felici.

Ho pubblicato due libri di poesie, indubbiamente legati tra loro anche nella scelta provocatoria dei titoli

Le fate ingorde (2018 – Ed. La Vita Felice- Prefazione di Elio Pecora)

Immor(T)ale (2021 – Ed. La Vita Felice- Prefazione di Piero Marelli)

FATE INGORDE

Chi sono le fate ingorde? Ecco l’ossimoro – le fate creature della fantasia, immagini diafane e delicate, ma ingorde. Quindi con una qualità solitamente reputata in negativo.

Ma in questo caso l’ingordigia è l’espressione di un intenso desiderio d’amore, di quella capacità d’amare così come solo le donne sanno esprimere e mostrare in quanto madri o compagne. La riflessione della poesia si mescola con la meditazione sull’appartenenza di genere o, meglio, sulla specificità esistenziale dell’essere-donna.

Ma c’è anche l’impegno civile, la rabbia, seppur poetizzata, contro la violenza verso le donne. 

Credo che le donne debbano essere portatrici di complicità non di rivalità: spesso aspre e sensibili oltre la sensibilità, siamo un universo di intelligenza e rivoluzione, gioia e dolore, peccato e santità. Sono queste le doti che ci fanno diventare fate ingorde.

Già in questo primo libro ho esplorato la dimensione dell’Eros, la sua potenza vivificante, fra picchi e abissi. L’Eros sarà poi il tema e il filo avvolgente del mio secondo libro.

Nei miei testi ho sempre scelto la brevità, talvolta le poesie sembrano frammenti. Ma sono frammenti compiuti in un panorama di metafore tese a coniugarsi con le faticose incrostazioni del presente e il dolce fantasma del futuro. 

La passione porta a superare tanti limiti; e per me scrivere è anche questo.

Nell’acquisire consapevolezza della mia maturità umana e della mia crescita poetica, ho capito che alcune fasi della mia vita si erano concluse.

Era arrivato il momento in cui dovevo incominciare a ricevere, dopo aver tanto dato. 

IMMOR(T)ALE

E quindi ha preso forma quello che poi sarebbe diventato il secondo libro, in cui ho cercato di rivendicare in modo diverso, il diritto al piacere oltre che declinare poeticamente la mia femminilità e sensualità.

Il titolo Immor(T)ale, è una provocazione ma solo per introdurre i temi liberi, sinceri, vissuti e voluti, contenuti nei versi scritti.

E credo di averlo declinata in forma elegante, ma assolutamente libera e disinvolta.

Perché se la poesia è vita, la libertà è un atto d’amore, soprattutto verso se stessi.

VITA

Ora però voglio citare e ringraziare il mio ghost manager: senza il suo bene e il suo prezioso ma soprattutto originale supporto, il mio percorso sarebbe stato più arduo e di certo meno illuminato.

E per concludere voglio dirvi un’ultima cosa che mi riguarda e mi rappresenta.

Come essere umano, ho compiuto tre miracoli: Elisa, Pietro e Luca.

Grazie dell’attenzione.

Sono BoEm!


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