“Vita che siede.”
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La neve, piccolo incanto della natura il cui fiocco origina da complessi processi biochimici, è il tema, se non la poetica stessa, dell’ultimo libro di Antonio Corona, Oltre la neve, per i tipi di La Vita Felice; Corona è già stato recensito con piacere per la silloge Controfobie, edito da Eretica.
Purezza e passione
La neve, nella sua purezza, nella sua apparente semplicità, cela una struttura che condensa in piccoli attimi molteplici caratteristiche che ne formano l’unicità e irripetibilità. Ogni poesia è unica perché frutto dell’ingegno che trae ispirazione relazionata a infiniti aspetti interiori, sussulti e impulsi, emozioni; e in tal premessa i componimenti poetici di Corona condensano pagina dopo pagina le tappe di una riscoperta interiore accostata quasi a micro affreschi poetici, avvicendati fra puro lirismo e scritture essenziali, severe.
Non sarà manna dal cielo
né verità che ci uccide
ma come letto di fieno
saprà di vita che siede.
Il libro offre quindi una varietà che riflette la molteplicità dell’essere persona e ovviamente poeta. E si denotano subito i tentativi di una ricerca compositiva più formale, talvolta estetizzante, che indirizza la maturità di scrittura del poeta.
Silenzio
È altresì vero che il fine più riuscito, quale peculiarità ultima, è il silenzio che tramite il non detto avvolge ogni parola, potenziandone il significato; esattamente come la neve ricopre di bianco silenzio il mondo e desta, in ogni persona al suo risveglio, una istintiva meraviglia.
In Corona resiste tuttavia un sommovimento interiore che si tradisce nelle poesie più amorose, quasi a ricordare una passione che il ricordo non spegne. C’è un calore soffuso che resiste al gelo e che forse preannuncia una ricerca poetica indefessa per la poesia stessa. È proprio il manifestarsi poetico a porsi quale corollario del libro, un amore per la Poesia quale unico – e sfuggente – momento di verità che apre la coscienza al mondo, esattamente come il singolo fiocco di neve ha una struttura irripetibile e aperta, e nonostante ogni bufera scende morbida, arrendevole, per posarsi e ricordare con nuovi significati la bellezza di ciò che viviamo, e la necessità della contemplazione.