La poesia contro il sorpruso: Controfobie di Antonio Corona

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La poesia contro il sorpruso: Controfobie di Antonio Corona

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“Indifferente agli occhi della gente”.

L’Invenzione di un termine

Controfobie, titolo della raccolta di poesie dell’autore torinese di origini Sarde Antonio Corona, edito dai tipi di Eretica Edizioni, è una parola inventata, o meglio, destrutturata e ricomposta con un significato molto importante e radicato; Antonio Corona è un uomo molto attivo nel panorama culturale torinese e vanta altre pubblicazioni principalmente scientifiche ma anche in ambito poetico.

Amante della poesia, la dichiara a “sfavore di ogni forma di sopruso” definendola, per l’appunto: Controfobia.

 

Scopo del poeta è quello di distruggere il costrutto sociale di fobia, in particolare delle fobie verso le altre persone, le persone altre e definite diverse.

Con una spiegazione chiara e lineare, infatti, nell’introduzione viene spiegato il termine e la radice del termine stesso di fobia, chiarendo che quando parliamo di omo-trans-lesbo fobia, non parliamo tanto di fobia in sé quanto di avversione nei confronti di ciò che – a causa della società – non riusciamo o non vogliamo accettare.

È qui che Antonio Corona decide di utilizzare la poesia contro l’avversione a uno status sociale e all’essenza più intima di una persona, facente del suo corso naturale di essere umano. Una poesia che crei fondamenta per non annullarsi.

In cinque capitoli i temi affrontati sono diversi ma sulla stessa linea. Si parla di temi delicati e dolorosi: la lotta, il razzismo, il bullismo e tutto ciò che è legato all’eterna sfida tra ciò che deve essere normale e ciò che lo è per sua stessa natura.

Nero fardello, indaco bastardo, rosa fragilità, rosso passione e verde speranza

I titoli dei capitoli subiscono una specie di climax, con accezione Rimbaudiana (l’uso dei colori molto forte ed evocativo) partendo dal nero, pesante e scuro, il fardello che gli invisibili e in un certo modo emarginati a forza dalla società della perfezione vogliono far loro portare, fino ad arrivare al verde, comunemente il colore della speranza, passando per la fragilità e la passione, molto spesso due facce della stessa medaglia.

Annullarsi

La prima poesia del primo capitolo, come annunciato dal titolo, inizia con il concetto di annullamento: Annullarsi, con una lirica dai versi molto liberi, sprigiona dalle parole il dolore che una persona prova quando costretta ad annullarsi a causa di numerose scelte in un certo modo forzate, dedite all’accettazione.

Non si parla troppo della ricerca di sé quanto del dover nascondere una parte fondamenta di sé in favore di persone avverse ad una scelta completamente naturale fatta di passione, carezze e libertà; libertà che assume un significato negativo nelle righe del capitolo, perché completamente negata.

Fingere, e il sogno di cambiare per sentirsi normali agli occhi di chi?

Per non essere deriso

la costrizione dell’animo umano ad indossare una maschera e panni che non ci appartengono, che ci stanno stretti.

I versi liberi permettono al poeta di potersi però esprimersi in piena libertà letteraria, incappando in un ermetismo per curare le ferite dell’animo.

Fingi di non essere

Nove versi, liberi, nel cui primo ritroviamo il Nero fardello, che da nome al capitolo. Un fardello del quale l’autore è vestito, un fardello che pesa e che fa diventare il poeta un fingitore, un produttore di falsi sorrisi che però riescono comunque a tradirlo. Tradimento che si trova nella forte contrapposizione tra sorriso e lacrima nel penultimo verso, con un messaggio molto forte: fingere di non essere è un ossimoro, ognuno è e deve essere ciò è.

Lettera a un omofobo

Forse la poesia più diretta del secondo capitolo, indaco bastardo.

L’autore si rivolge direttamente al carnefice, spiegando in ben venti versi la sensazione di oppressione estrema, umiliazione e sprezzo che si prova avendo di fronte una persona omofoba, al massimo della piccolezza umana e la difficoltà, la paura della vittima di fronte a questa ignoranza.

Donna allo specchio

In rosa fragilità si parla di donne e femminilità, di fragilità ma anche di rinascita. Due concetti legati tra loro visceralmente. Il focus non è su una rinascita bella, quanto su una rinascita lenta, sofferta ma guadagnata.

Donna allo specchio è caratterizzata da versi con parole forti. Ma con una nota positiva alla fine, l’esortazione – o forse la speranza – di non morire, ma di aprire le ali, di andare verso l’agognata libertà troppo spesso negata.

Casto d’amore

Questa è la seconda poesia del capitolo rosso passione dove il focus si sposta sull’amore, un amore carnale, un amore passionale raccontato però con parole estremamente delicate, piene di sentimento, tenerezza e metafore “dentro la conchiglia tua”, che fanno di questi versi un vero e proprio capolavoro estetico, risonante e chiaro.

I baci

Poesia che chiude la raccolta e ha l’onore di porsi in copertina,  la troviamo infatti nell’ultimo capitolo: verde speranza. Il riscatto è tra le righe perché la speranza stessa non muore, e non deve morire.

Il baciarsi di uomini e donne davanti al silenzio delle persone attorno, forse attonite, forse disgustate o semplicemente indifferenti: non è comunque importante la reazione dell’altro quanto il trasudare libertà che questi versi portano con sé, come se proprio alla fine di questo bellissimo percorso letterario sia avvenuto il riscatto tanto agognato.

 

[…]

Un bacio tra due uomini

come rami nel pineto

odorosi e verdi, rumorosi e secchi

di resina appiccicati.

[…]

L’autore riesce  in un sorprendente viaggio attraverso la complessità e fragilità dell’animo umano, delle consapevolezze di chi passa la vita a non accettare e non accettarsi, creando un piccolo capolavoro che tutti, almeno una volta, dovrebbero avere tra le mani.

 

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Controfobie – di Antonio Corona – Eretica Edizioni – pagg. 72 – € 14

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