“Un vulcano silenzioso, la vita.”
Ancora uno sguardo a Emily Dickinson – alla quale abbiamo già dedicato questo articolo – fra le maggiori poetesse di sempre.
“Nella storia, le streghe le hanno impiccate,
ma io e la storia
troviamo gli incantesimi
di cui abbiamo bisogno, ogni giorno”
EMILY DICKINSON –
FEMMINILMENTE TEMERARIA, GENTILMENTE TREMENDA
Imperiosa, limpida, densa e salda, Emily Dickinson irraggiungibile poetessa americana, è la testimone di una poetica dell’altrove, luogo misterioso che coinvolge il lettore e lo solletica a conversare sul senso delle cose, i sentimenti, la natura, la più dolce delle madri.
“Sempre, per ogni pensiero le parole
ho trovato – tranne per uno –
E questo preciso – mi sfida –
come una mano che cerchi di disegnare il sole
col gesso per razze – nutrire le tenebre –
Tu come lo cominceresti – il tuo?
Potrai rendere il rosso rovente con il carminio –
o il mezzogiorno – con l’indaco?”
Emily Dickinson ci porta in volo nei suoi versi ingenti, sempre interessanti, incredibilmente vicini alla nostra sensibilità moderna. La sua parola sopravvive e diviene infinita, libera scioglie silenziosi respiri.
“Ecco chi fu un poeta –
Chi distilla la sorpresa di un senso
Da significati ordinari –
Ed estrae essenza infinita”
La poetessa fa tesoro di ogni incontro, dalle persone alle luci dell’alba, dalle letture ai solchi delle carrozze sino alle penombre della sua camera, nella quale si reclude coscientemente vestita di bianco, mantenendo segrete le centinaia di liriche rinserrate nel suo cassettone.
“Quando scende, lo spazio ascolta –
e l’ombra – trattiene il respiro –
Quando se ne va è come distanza
nello sguardo dei morti”
L’AMORE È MORBIDA PRIGIONE
Si crea un vuoto inquietante sulla sua figura di donna, sul suo sesso di appartenenza, sugli amori segreti adolescenziale, rimarcati in pochissime lettere ritrovate dal fratello.
Di certo la sua ribellione fu esplicita, il peccato che suo padre paventava commettesse e che lei consumò con ostinazione, fino alla fine.
“E se dicessi – non aspetterò
E se spalancassi i cancelli di carne
Li oltrepassassi per evadere – verso di te!”
La Dickinson traccia alcuni cedimenti sentimentali romantici, anche se appare quasi inumana, parziale all’erotismo, destinata ad essere più uno strumento di lettura volutamente obliquo, ironico o addirittura infantile.
La scrittrice è simile ai ritratti del suo viso impassibile, che cancellano l’espressione, ma risaltano esclusivamente lo sguardo. Quel mirare lontano, alla volta degli oceani, dei deserti esotici o delle tigri in agonia, che non vedrà mai.
“E’ troppo tardi per toccarti, Tesoro?
L’amore marino e quello terreno –
E anche quello celeste –
Li abbiamo appena conosciuti, ora -”
LA NATURA, IL FONDO DELLE TINTE
Come è dimostrato nel simbolismo di Charles Baudelaire, la natura per Emily Dickinson è un tempio, un giardino, che ritrae con estrema semplicità e se ne fa portavoce nelle sue abili scenografie.
Ogni elemento diviene protagonista e rappresenta un transito dell’essenza che va dallo straordinario al terribile.
Siamo sospesi nel suo baratro affascinante, spettatori d’una toccante maestà, ma pur sempre fusi ad un messaggio universale di verità spirituali che ci dona generosamente la natura madre.
La nostra vita è incastonata nella sua bellezza di forme e ritmi perfetti infaticabili.
“La bellezza non ha causa – esiste”
Da ogni essere possiamo raccogliere suggerimenti trascendentali e questo è tutto il cielo di Emily Dickinson, sicuramente dovrebbe essere anche il nostro.
“Un sepalo ed un petalo e una spina
in un comune mattino d’estate –
un fiasco di Rugiada – un’Ape o due –
una Brezza – un balzo tra le fronde –
e io sono una Rosa!”