Quando si parla di Arthur Rimbaud è immediato pensare che, di qualunque cosa si tratti, sia un argomento già discusso.
Probabilmente è vero, tuttavia per il primo numero di Fuori Tempo ci si è riproposti di adottare uno sguardo quanto più possibile scevro da precedenti approcci, schemi e categorizzazioni.
Un nuovo approccio
È ovvio che le altre edizioni italiane sono state cruciali nella valorizzazione dell’opera preziosa del “ragazzo dalle suole di vento”. Tra le molte riedizioni tradotte di versi, prose e corrispondenze vi è il lavoro di autori e traduttori di grande spessore come Dario Bellezza (Garzanti, 1977 e 1989), Alessandro Quattrone (Demetra, 1996 e 1997), Davide Rondoni (Guanda, 2012) sino alla più recente edizione integrale di Ornella Tajani (Marsilio,2019).
Ciò che salta all’occhio è che si tratta di ritraduzioni che in alcuni casi si concentrano su singole raccolte, in altri sul carteggio e in altri ancora si ha a che fare con edizioni integrali. Stiamo parlando di un lavoro monumentale, di anni e anni di full-immersion nel mondo pluriforme e spesso straniante di Rimbaud, un poeta che ti trascina con sé e richiede tutte le risorse e le energie che un traduttore ha da investire. Qual è, dunque, la cifra innovatrice che caratterizza Arthur Rimbaud: i poeti e i visionari m’invidieranno rispetto a una simile completezza?
Adolescente
Ciò che si auspica è che la scelta dei testi e la loro traduzione diano una visione trasversale dell’opera rimbaudiana. Si è infatti deciso di non distinguere tra versi e prosa, di non lasciarsi limitare dal tempo né dalla forma, ma di scegliere i testi valutando la vicinanza di temi, linguaggi e stati d’animo al vissuto più moderno. In sostanza, l’elemento di novità si esprime sia nel modo di trattare i contenuti sia nell’atteggiamento forse poco ossequioso, ma di certo accogliente, nei confronti del poetare del giovane Arthur. L’adolescente di ieri, valigia in mano, in viaggio verso il sentire dei lettori del futuro. Ci siamo riusciti? A voi giudicare!