È il Decennio dell’Io. Grazie alla plenitudine digitale, all`esorbitante ricchezza di informazioni per tutti disponibile – grazie all’espansione mediatica onnipresente e invasiva a causa della quale siamo noi stessi i medium, i messaggi, perennemente offerti alla massa; grazie a tutto ciò e oltre, si diceva, il nostro Io vive e consuma nell’istantaneità la cultura di un Ego frammentato che livella e omologa ogni forma di cultura stessa, alta e bassa, purché intermediata dall’Io, che cerca di primeggiare in un sistema celebrativo offerto dall’immediatezza dell’informazione. Noi siamo l’informazione apparente, il corpo da mangiare con gli occhi. Ci stiamo cannibalizzando reciprocamente e anche qualsiasi forma culturale, dal nostro IO anticipata, si banalizza.
Le prime pagine del libro di Jay David Bolter sembrano quasi dissacranti: riescono a ricostruire con grande lucidità lo scenario attuale di plenitudine digitale, dove plenitudine è un termine arcaico rivitalizzato per indicare la pienezza impossibile eppur vera della cultura digitale, su cui impera il criterio del “gusto personale” che causa la caduta della cultura d’élite, impossibilitata a reggere con il criterio dell’opinione, paradossalmente esclusivo. Siamo in un ritorno globale all’analfabetismo culturale o ci stiamo acculturando digitalmente e a scapito della cultura di un tempo, oggettiva, lenta, profonda e poco fruibile?
Lo scenario descritto in questo libro è inquietante. Buffo non riconoscersi in esso. Forse le nuove generazioni potranno gradirne il quadro finale: vivendolo. Ma anche capendolo?
Plenitudine digitale
Di Jay David Bolter
Minimum Fax
Pag. 325, € 20