La macchina al servizio dell’infelicità.
Infine la macchina si ferma.
Non siamo nel mondo triste e senz’anima di Orwell, né alla finta, maledetta e piacevole teocrazia di Huxley. Siamo ai primi straordinari semi della fantascienza di ogni tempo. Edward Morgan Forster fu colto dalla fascinazione della cultura positivista e dai racconti sul futuro che Herbert G. Wells rappresentava splendidamente; egli, scrittore di grande finezza psicologica e disincantato romanticismo, scrisse un capolavoro antesignano della fantascienza, non disdegnando quei ritratti splendidamente umani che lo aveva contraddistinto.
Nel 1909 scrisse The Machine Stops, e i paradisi futuribili di Herbert Wells trovarono una voce inquieta, realistica e per questo straordinaria.
La divina Macchina è a pieno ritmo e tutto il mondo umano è automatizzato nel nome dell’iperefficienza e dell’ipervelocità. È addirittura inconcepibile alzarsi dalla poltrona, da cui si gestisce la propria esistenza quotidiana. È impensabile e innaturale uscire, e, fuori, incontrare il prossimo, avvertire il calore del sole, sentire il vento sulla pelle. Nessuno più conosce il contatto umano. Nemmeno Vashti, esimia professoressa e madre di un figlio che vive dall’altra parte del mondo. Proprio il figlio un giorno le chiede di incontrarla – ma incontrarla davvero, senza schermi televisivi, messaggi a distanza, privazioni sensoriali volontarie. Deve parlarle. Per lei inizia un viaggio intollerabile: deve addirittura muoversi, parlare dal vero, conoscere l’autentico colore del cielo.
È un viaggio in cui conosce se stessa, in realtà, e le sue capacità sensoriali; una libertà negata a causa dell’asservimento tecnologico e la voglia quasi istintuale di conoscere, mettersi in gioco. Il mondo da volontari reclusi non funziona come dovrebbe.
L’incontro col figlio, nel puro stile di Forster Morgan, sarà ovviamente intenso e a suo modo commovente e inevitabilmente lirico.
La fantascienza, muovendosi su temi complessi e perfino questioni etiche, può saggiare profondità umane altrimenti trascurate. Anche dalla narrativa mainstream.
È incredibile la preveggenza di questo indimenticabile racconto e il suo valore luminoso, specie in questo periodo di pandemia, distanziamento sociale, tecnologia aggregante e invasiva: la fantascienza spesso immagina la nostra disumanizzazione. Ma anche la speranza orgogliosa che ammette tanti nostri errori e ci fa ritornare sui nostri passi.
La macchina si ferma
Maudit edizioni
Di Edward Morgan Forster
Pag. 203, €16