Gloria Sinatra, poeta e traduttrice, condivide un breve articolo che racconta la tua esperienza di traduttrice di Arthur Rimbaud nel nuovo libro di edizioni SP (Qui in preordine).
Giganti
Come ci si misura con un gigante della letteratura? È davvero questa la domanda giusta da porsi quando si ha il privilegio di accostarsi a un’anima tanto speciale? A mio avviso, non è poi tanto saggio parlare di unità di grandezza. Si rischia, inevitabilmente, di compromettere il lavoro, o per meglio dire l’esperienza. Sì, perché prima di tutto tradurre è un viaggio intorno al mondo con gli occhi di un altro, un’immersione completa nell’alterità. È sentire con i sensi di un altro sé rimanendo presenti a sé stessi. Bel gioco di parole, ma credo spieghi il lavoro di chi traduce, soprattutto poesia.
Confidenza e turbamento
E soprattutto poesia immortale e potente come quella del nostro Arthur Rimbaud. Nel caso specifico, ho scelto di entrare in un rapporto di “confidenza” con Arthur, di conoscerlo meglio. Ho letto ogni sua lettera, appunto, sfogo che mostrasse la sua natura e quella del suo poetare. Parliamo di un ragazzo, un giovanissimo poeta il cui cuore si destreggia tra mille contraddizioni.
Il sentire di Arthur Rimbaud è indomito e travolgente come un giro sulle montagne russe, eppure leggero e fragile come il volo di un passero. Il mio lavoro è iniziato dal comprendere al meglio il senso profondo di quel turbamento, dal rispetto per quell’intimità così generosamente messa a nudo. Poi è venuta la voglia di prendere per mano Arthur e presentargli i suoi lettori del futuro cercando, con la giusta incoscienza, di liberarlo dal peso del suo nome. L’intento ambizioso ma, vi assicuro, non tendenzioso, della mia traduzione vuole essere non soltanto omaggiare un grande poeta sperando di non far troppi danni, ma anche aprire per Arthur una porta su un’epoca che ha tanto, troppo bisogno della sua poesia. Il valore universale dei suoi versi mi ha spinto a voler rischiare, a tradurre mettendo sul tavolo ogni mia risorsa, senza riserve. È un lavoro che ho svolto giocandomi l’anima e di sicuro la faccia, ma lo rifarei in tutte le altre vite.
La voce dei poeti merita ogni sorta di follia.