“Separare i chiodi dalle viti.”
Alessandra Carnaroli è una poeta pesarese che ci offre, nella stupenda collana bianca della Poesia Einaudi, un ben strano elenco poetico: 50 tentati suicidi più 50 oggetti contundenti.
Lamette e affini
I pensieri che spingono la Poeta a stilare i vari tentativi di terminare l’esistenza sono racchiuse in poesie fulminanti che crudamente – in versi essenziali e un ritmo alto replicante il pensiero micidiale che si accende nella solitudine – si fregiano di una strana pacatezza, nonostante il messaggio eversivo e l’inevitabile approdo a un quadro immaginativo che tocca il macabro, con ironia.
Una lametta
mentre mi depilo sbagliare
rotta come nave alla deriva
cavare corpi estranei
dagli occhi
buttarli in mare
(pag. 29 del libro)
E tuttavia questo elenco auto-mortificante e la variazione tormentata del pensiero suicida tradiscono un radicale e fortissimo richiamo alla vita, quasi una graduale accettazione della stessa, benché mai rassegnata. Nella quotidianità che ingabbia i sogni e la gioia, le varianti del tentato suicidio si protraggono con punte espressive spettacolari, quasi una grottesca scena di fiction tv o un abbozzo o reazione alle possibili suggestioni di mondo (televisive, letterarie o socialmediatiche):
in un disastro aereo
dopo molti chilometri di viaggio
decollo o atterraggio o bomba
temporale l’hostess che infonde
coraggio ossigeno giubbotto di
salvataggio il vicino prega
una madonna una donna col figlio
in braccio cerca di infilargli la
maschera come ciuccio
qualcuno urla: vedo l’insegna
di un benzinaio
Cuore di donna e bellezza
Nell’insieme i versi allestiscono una forza autolesionista confinata nel cuore imploso di donna.
In realtà i tentativi di suicidio potrebbero essere infiniti e sollecitati da ogni particolare di un giorno qualunque. Ma è proprio l’ironia a raffrenare tale elenco, cosicché la poesia fiorisce in versi di resistenza: i modi di suicidio testimoniano una dignità recondita che ogni giorno lascia a morire, per ultima, la speranza (che in quanto tale non può suicidarsi), e, pur denunciandosi il degrado esistenziale, e nel gioco forza di un odio-amore verso se stessi e il prossimo (a cui è dedicata la seconda parte e su cui riversare una rabbia recondita espressa nell’oggetto contundente d’offesa) si narra l’esaurimento necessario del gioco macabro, che trova nella poesia una sua consolatoria quanto irrinunciabile bellezza.
Stravaganza
Nella condizione femminile, qua rinchiusa in una quotidianità detentiva, si declina la condizione dell’essere umano che nell’Oggi non si riconosce più, e trova in effetti una parvenza di sé stesso nell’accesso autolesionista. Ma effettivamente la variante parossistica dei 50 tentativi di suicidio riconosce sommessamente l’amore e la ricerca di un’autodefinizione della persona (e della poeta?) che rigetta ogni retorica e può avvicinare (o amare, chissà) l’Altro da sé. E il taglio ironico e irresistibile della poesia si sofferma in fin dei conti sulla stravaganza della vita stessa che si palesa in almeno 50 modi e che la Poeta Alessandra Carnaroli ci rappresenta in questa stupenda silloge, con sottilissima e talentuosa intelligenza: la sua poesia è vibrante e a nulla vuole sottomettersi.