A proposito dell’ultimo articolo di Concita de Gregorio, ritorna un quesito, una domanda che pare retorica e che sempre riemerge ogni volta che ci si trova fra le mani un suo libro o un articolo come il suddetto, scritto – si presume – in piena sincerità e libertà creativa:

ma Concita De Gregorio sa scrivere?

Forse sapeva farlo. De Gregorio s’è fatta le ossa con una lunga esperienza nel giornalismo, ma il giornalismo negli anni ha lasciato sempre più spessore alle polemiche di parte, in senso politico e/o morale e soprattutto dettato dall’individualismo. Di cui De Gregorio è campione. De Gregorio è avvezza all’articolo destinato a insegnare; a inculcare, alla gente che legge, ciò che è giusto o sbagliato. Nel caso dell’ultimo post tratto dal blog di Repubblica Invece Concita ben si evince che non è giusto distruggere una statua ottocentesca per un selfie pubblicato dalla piattaforme social; ma dalla parte del giusto, dell’indignazione per un’opera d’arte frantumata, è lecito attaccare con odio e disprezzo chi commette un reato del genere e – come hanno segnalato alcune associazioni in difesa dei disabili – giustificare l’abilismo a scopo denigratorio?

“Allora dunque ci sono questi cretini integrali, decerebrati assoluti che in un tempo non così remoto SAREBBERO STATI ALLE DIFFERENZIALI, SEGUITI DA UN INSEGNANTE DI SOSTEGNO CHE DICEVA LORO VIENI TESORO, SILLABIAMO INSIEME, PULISCITI PERÒ PRIMA LA BOCCA. Ecco ci sono questi deficienti, nel senso che letteralmente hanno un deficit cognitivo – non è mica colpa loro, ce l’hanno – e che però pur essendo idioti hanno probabilmente centinaia o migliaia di followers, non ho controllato ma non importa, è assolutamente possibile che siano idoli della comunità.” [il maiuscolo è nostro]

Così come i decerebrati che hanno un deficit cognitivo – dice De Gregorio, non è colpa loro, ce l’hanno – anche Concita De Gregorio – non è colpa sua, non ce l’ha (il talento) – non sa scrivere: ogni volta che arrivava in libreria un suo best seller Feltrinelli veniva da chiedersi con quale spocchia, con quale insopportabile farcitura di retorica, di moralismo da reality, si potessero riempire tante pagine di libri. Questo perché (“allora dunque”) la sua non-scrittura è scrittura da salotto. Inconsistente e inutile. E sempre continuerà a scrivere così, talvolta malcelando il raffinato veleno che fuoriesce compiaciuto. Ma se non sa scrivere, ha almeno il talento della cattiva informazione – non è colpa sua, ce l’ha.