Il corpo e la mente del grande scrittore Yukio Mishima (Kimitako Hiraoke, 1925-1970) erano stato forgiati da Sole e Acciaio. Il suo lavoro letterario più ambizioso, la tetralogia Il mare della fertilità, trova compimento con lo splendido romanzo La decomposizione dell’angelo. In questo testo, il protagonista, il vecchio Honda, scopre forse l’inganno della vita come egli l’ha vissuta, un gioco di specchi per la propria anima – e conseguentemente, la dissoluzione di ogni parola e pensiero.
Non è l’ultima pagina della tetralogia a porre fine alla storia: Mishima stesso era nel racconto, e il tema ricorrente e inevitabile della morte trae il suo compimento nel corpo stesso dello scrittore, forgiato proprio in preparazione della morte stessa: il giorno in cui firmò l’ultima pagina del romanzo e lo suggellò, pronto per la consegna all’editore, il 25 novembre del 1970, a 45 anni, insieme ai quattro più fidati membri del Tate no Kai, occupa l’ufficio del generale Mashita dell’esercito di autodifesa. Dal balcone dell’ufficio, di fronte a un migliaio di uomini del reggimento di fanteria, oltre che a giornali e televisioni, tenne il suo ultimo discorso: Mishima arringa i membri del Tate no Kai e i militari, prima di suicidarsi tramite seppuku.
Il gesto clamoroso accompagna il suo nome ai posteri; i giapponesi ne fanno cenno con un senso di vergogna, o come un tradimento, come la stessa Yoshimoto Banana, amatissima in Italia, ammette in questo video:
Samurai
Un grande scrittore, un fascista nostalgico giapponese, un conservatore decadente secondo Alberto Moravia. Difficile focalizzare la multiforme esistenza di Mishima. Ogni suo aspetto compone una personalità eclettica eppure sfuggente, come i petali di una rosa che, mostrandosi, aprendosi, nasconde e ferisce; e svela il suo mistero. Mishima voleva essere come una rosa? Spirito e corpo, oscurità e bellezza in un tutt’uno?
Chi era Mishima?
Il bellissimo libro edito dai tipi di GOG edizioni, Trafitto da una rosa, cerca di focalizzare il cuore del grande scrittore. Il percorso che dall’infanzia alla seconda guerra mondiale, dalla consacrazione coi primi romanzi (Confessioni di una maschera, Musica, Il Padiglione d’Oro) fino al Mare della Fertilità e il seppuku, ha caratterizzato un autore di enorme talento. L’indagine non prescinde dal terrore nucleare che anniento il Dio del Giappone, e dalle opere tutte, anche le primissime opere teatrali e in prosa. La disamina lucidissima di ogni testo, in cui Mishima concede tracce illuminanti e lancinanti del suo pensiero, aiuta a ricomporre l’attitudine al nulla dell’uomo, alla bellezza accecante di un corpo che si schiude letteralmente al mistero, all’eterno. Un uscire dentro. Vita e morte in unico istante inafferrabile.
Mishima, ciononostante, rimane un mistero. Esattamente come i suoi libri che rimangono capolavori decadenti e crudi, dolcissimi e spiazzanti. Ma il libro lascia la sensazione che il suo autore, Atsushi Tanigawa, abbia intravisto qualcosa di uno dei massimi autori del Novecento giapponese e mondiale. La franchezza del saggio ci offre una lettura ipnotica e il desiderio di leggere – di nuovo e ancora – l’arte memorabile di Kimitako Hiraoke. Yukio Mishima.