“Verso, come verso animale”.
… Infine Mariangela Gualtieri, una delle poete contemporanee più amate, si imbatte in uno dei suoi libri più difficili e sinceri, L’incanto fonico (definizione ripresa da un’altra grande poeta, Amelia Rosselli), appena uscito per i tipi di Einaudi. La sua scrittura si risolleva da un necessario silenzio atto a esaltare la poesia nel suo aspetto più importante e forse sottovalutato: la musicalità, la pulsazione atavica e inenarrabile che ne fa vibrare i versi.
La poesia, nella sua esplicazione, nell’esperienza autentica che attraversa le nostre età e le nostre esistenze, è in primo luogo Arte Orale, al centro del fare poetico (al centro di una Fede?), poesia che è certamente enunciazione, ascolto, infine condivisione. Ciò che non si replica, che è vicino al silenzio e che dà respiro – unisce e aggrega i pensieri in un’unica lenta danza che risveglia lo spirito.
Silenzio
Eppure, imbattendosi in un tema così importante – a uno spartito vuoto che reclama il pensiero – il libro stesso di Mariangela Gualtieri prova a essere testimonianza di quanto enunciato nell’introduzione: ogni pagina è una prosa breve, distaccata. Una poesia e un pensiero embrionali che concatenati riprendono proprio l’idea del ritmo e della musicalità, coadiuvata dall’umiltà della poeta che lascia spazio al silenzio suggerito dalle pagine del libro. D’altronde Gualtieri si pone nell’esercizio ultimo e cruciale che ogni poeta dovrebbe serbare: scomparire dietro il verso, nonostante l’urgenza del pensiero:
“[…] dopo innumerevoli bocciature e rimproveri, credo di aver imparato la lezione più alta: scomparire dietro il verso, aver fede nella sua potenza espressiva e lasciarlo vivere da solo.”
Confessione e condivisione
Questo libro e dono prezioso, sempre da stringere accanto in giornata, è appunto un silenzioso e appassionato momento di condivisione. Un amore vissuto che muore e rinasce incessantemente e che non abbisogna di parole, ma di respiro. Ogni giorno – come in ogni pagina – le parole hanno il loro movimento. Mariangela Gualtieri cerca di afferrarle e mostrarle, sebbene sia impresa quasi impossibile e meravigliosa. Come le note musicali, la parola poetica non si può stringere fra le dita, e ciò che ne rimane è la sua traccia su un foglio, su uno spartito musicale speciale contenente “ritmica, melodia, timbro” – a rendere l’idea del miracolo poetico, o, per meglio dire come il titolo del testo, dell‘incanto fonico.