“Non risponde il mio capitano…”
La poesia americana nacque con un miracolo. Con foglie d’erba di Walt Whitman. I suoi versi cantavano un intero popolo, le terre, i sogni, il pudore, l’intimità fragile e controversa di un’identità che andava affermandosi nel mondo. Unico, forse, a elevarsi al misticismo della somma Emily Dickinson, Whitman nutriva i suoi versi di una vitalità prodigiosa – il suo spirito, il suo sogno, la sua libertà e il suo respiro: poesia immortale, dal ritmo vertiginoso, trascinante, capace ancora di condurti nel mistero della vita. Fra le più grandi poesie di sempre. Un’epopea incredibile.
Fu il primo poeta moderno ad utilizzare comunemente il verso libero, di cui è considerato l’inventore.
Walt Whitman nacque ieri, 31 maggio, precisamente 202 anni fa. Ancora oggi è oggetto di infinito dibattito e lo sarà sempre.
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Non risponde il mio Capitano, le sue labbra sono pallide e immobili;
non sente il padre mio il mio braccio, non ha più energia né volontà;
la nave è all’ancora sana e salva, il suo viaggio concluso, finito;
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo, la meta è raggiunta;
esultate, coste, e suonate, campane!
mentre io con funebre passo
percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.
da O capitano! mio Capitano!