La prima forte impressione che lascia la notizia della morte di Gabriele Galloni, oltre all’amarezza e allo sgomento per chi lo conosceva sia sotto il profilo professionale che umano, è un pensiero inevitabilmente rivolto alla sua opera poetica; un lavorio certosino, assolutamente ricercato e tuttavia incisivo e profondo che ha lasciato molta suggestione fra lettori e critici per la precoce maturità stilistica e la disarmante bontà del suo lavoro – ma anche per un afflato poetico che quasi con ossessione percorre il tema della morte, come nella raccolta In che luce cadranno, per i tipi di RP libri.
Forse non si tratta di una coincidenza: il poeta lascia la vita e affronta la morte dopo averne parlato con certa consuetudine.
Ma è pur vero un assioma inevitabile. La poesia, come già detto, affronta abissi e anzi con l’abisso pone un dialogo rischioso che gli consenta – anche sfiorando le ali della follia, come diceva Baudelaire – di provare estasi e pienezza della vita. La poesia parla dal suo fondo misterioso della morte (perfino Giorgio Caproni lo ammetteva spesso nei suoi versi) ; ma in questo caso si esula dal tema prettamente esistenziale per venire condotti a una curiosità specifica sui morti e sulla loro non vita, quasi a immaginare in essi un barlume di coscienza e consapevolezza.
Pensare ai morti esula il niente, il terribile niente, forse, con la speranza di una loro sporadica ed eccezionale manifestazione nel nostro mondo che aggancia la nostra vita – o, in questo caso, un’esistenza poetica che tuttavia non pare sfuggire al gorgo della morte, così stranamente attraente.
La musica dei morti/è il contrappunto/dei passi della terra.
I morti parlano fra loro, si muovono e una luce tocca i loro occhi, tesi a osservare cose che non possiamo concepire ma restituite da Galloni a elementi quotidiani e banali; sono eterni ma quasi eternamente distanti. La poesia tenta di accorciare la muta convivenza coi viventi, ma resta l’interrogativo sul loro destino, che è il nostro: il pensiero di un destino dopo la morte ci riconduce al silenzio, a tutto ciò che è inesplicabile.
Galloni ha familiarizzato con la morte, non solo pensandola ma figurandola con gli amati trapassati. La sua Poesia è quasi lapidaria e il suo anelito verso il mistero è quasi impossibile da sostenere; ma proprio per questo è indiscutibile e di una bellezza che sempre riconduce al nostro cuore.
In che luce cadranno
Di Gabriele Galloni
Ep libri
48 Pagine, € 10