Oggi Charles Bukowski sarebbe arrivato a quota 100: ma non di birre. Un secolo di vita per uno scrittore maledetto, lontano parente della beat generation, amato più in Europa che in America. Un scrittore di culto.
Nonostante la scrittura oscena, volgare, le bestemmie e altre schifezze varie, Bukowski – per mezzo di Henry Chinaski, suo alter ego – raccontava una vita autentica, con le sue bassezze e la sua pateticità; ma c’era, dietro le sue parole, qualcosa di romantico e ingenuo, qualcosa di triste e veritiero e da ogni lettore intelligibile. Forse anche per questo continua a essere amato, dai giovani soprattutto, iniziati alla letteratura grazie a un talentuoso ubriacone.