Descrizione
L’uomo contemporaneo non sfugge dallo scorrere del tempo, non può e, forse, non vuole farlo: lo attraversa nella sua implacabile solitudine e va alla ricerca di tutti quegli elementi distopici che lo possano far sentire abbastanza arcaico da potersi porre, ancora, tutti i quesiti esistenziali che hanno sempre gravato sugli individui e sulle società, persino oggi, nonostante la velocità inclemente della modernità.
Marco Imbrogno si rifugia nella cassa di risonanza del suo petto per ascoltare le molte voci di una coscienza inquieta e insaziabile che si esprime attraverso il linguaggio umano e, ancora di più, per il tramite della parola poetica.
Le forme brevi di questi versi non turbano il flusso di pensieri semantizzato in allitterazioni e paronomasie che, con il suono, scuotono la trama del discorso in versi.
I testi appaiono come piccoli quadri impressionistici in cui si possono ritrovare elementi di esperienza comune trasfigurati nella simbologia dell’immaginario personale dell’autore, familiare a ogni lettore che si presti a ricordare l’emozione prima della scena reale che l’ha generata…
(dall’introduzione di Gisella Blanco)
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