“Ogni scheggia di me”.
Le trame di circe, giovane casa editrice indipendente, è attenta a cogliere fra le sue nuove pubblicazioni il compendio poetico di Tommaso Cariati. Fiammeggi e miraggi – questo il titolo del libro antologico – raccoglie le molteplici voci poetiche dell’autore. Le sue pagine offrono un percorso di parole stratificate nel tempo, e forme di costante introiezione personale che delineano una ricerca poetica assidua e quotidiana, a misurarne la quotidianità esistenziale.
Amore nel tempo
Un percorso poetico dettato dalla continua ricerca di un interlocutore – un altro da sé – che si rende prominente nella propria assenza; la poesia di Cariati è poesia del dialogo con l’imperscrutabile che ghermisce il cuore di ogni parola e pensiero: il libro ne è testimonianza e scrittura di una vicenda poetica lunga quasi tre decenni, dagli anni ’90 a oggi.
Fin dalle prime pagine – tratte dalla silloge Minimi Termini, del 1997 – si vive un ritmo attentissimo, un respiro controllato che lotta con una tensione emotiva coinvolgente e bruciante: parola dopo parola, in una rarefazione del pensiero, in Cariati predomina il carattere di una poesia che sempre è mezzo di comunicazione con l’assenza di un amore puro, i ricordi, i presentimenti inevitabili della vita che volge alla caducità, la paura o numinosità dell’uomo avvinto dalla bellezza della natura. Cariati tenta di cogliere quel frammento luminoso del tempo in cui egli è, sempre in comunicazione con un amore che proprio quel tempo dissipa, lasciando un’ombra (o una luce tanto lontana quanto luminosa) nei suoi pensieri:
Ogni scheggia di me
bramava la luce,
ma io galleggiavo nell’opaco.
Poi uscii nell’aria, trivellando
la corazza pietrificata.
Nel sole, inginocchiati,
tutto un giorno
raccogliemmo ghiande,
bariletti dai meridiani striati.
A sera guardammo, grati,
il sole che s’immolava,
orgoglioso, nelle fauci
del nembo corrucciato.
Poi tu mi dicesti: me ne vado,
asciutta.
E io stetti nel silenzio, muto,
stretto nella morsa, tramortito.
Ogni sera invoco
la palla incandescente,
disteso sui tavolacci,
finché il rogo non mi inghiotte.
Joe
Cariati intesse una profonda ode al silenzio, nonostante trovi nel percorso poetico e stilistico una varietà di forme espressive che talvolta riconducono alla forma canzone, a un romantico blues urbano nel quale la sua percezione delle cose si perde in brevissime epifanie di Nevica, Joe (dal 2004) o prima ancora nelle inaspettate onomatopee e frammentazioni del verso ripescate da Forbidden ( fine anni ’80). La parola si perde nella musicalità, nella nota effimera della notte, specie nella parte centrale che dà il titolo alla raccolta. Non a caso, tuttavia, le ultime pagine ripercorrono le poesie della silloge Patru e figghiu per la lingua del cuore (2006), e il dialetto è lingua nuova e radicata alla terra e agli amori famigliari, impossibili da estirpare:
ta’, cchir orduru ca tena ssu fuocu!
Bba ‘u lignu ‘e oliva ordura cchi mancu!
U bbiria ura ‘e mi ricogghiere dduocu…
‘A mamma ricia ca si nna ‘ntia stancu.
Ccu mazza e ccugni ancora ci jiocu!
Però, ta’, tieni ‘u pilu tuttu jancu!
Mamma t’a ppreparatu, lesta lesta,
mangiamu e bbivimu, facimu festa.
(Papà, che odore che ha questo fuoco!/ Be’, il legno di ulivo profuma parecchio! Non vedevo l’ora di tornare qui…/ La mamma dice che sei un po’ stanco./ con mazza e zeppe ancora ci gioco!/ Paerò, pa’, hai i capelli tutti bianchi!/ Tua mamma ha preparato, veloce veloce/mangiamo e beviamo, facciamo festa)
Miracoli e Poesia
Il cuore non ha dimora nel tempo e la poesia di Cariati procede con una ricerca di un singolo istante in cui illuminare parole e coscienza. Fiammeggi e miraggi è il libro che testimonia la passione per questo miracolo che balena in mezzo ai pensieri di ognuno di noi.