“Fare l’amore sotto il sole.”
Chinaski poeta
Il cattivo cugino della Beat Generation, Charles Bukowski, poco apprezzato in USA quanto amatissimo in Europa, raccontava nei suoi romanzi maledetti le gesta di veri antieroi, sporchi, maldestri, corrotti, perversi: riflettevano altro che l’esistenza quotidiana, guasta e senza pudore.
C’è sempre stato un elemento chiave che ci ha legati ai romanzi di Bukowski e il suo straordinario alter ego, Chinaski: erano i momenti di profonda e disarmante umanità, di un uomo improvvisamente indifeso, innamorato, romantico. Il sesso, i vizi, l’alcol, le bestemmie e lo schifo non inglobavano nel mondo soffocante e senza speranze Henry Chinaski, che sempre riemergeva, si risollevava, campava.
Essere se stessi
I suoi sforzi di sopravvivere e restare integro in coscienza, con sé stesso e a conti fatti con la propria miserabilità, ce lo fanno amare. E lo capiamo. Il suo esserci è “poetico”, in ultima istanza; e non a caso, forse, Bukowski era radicalmente un poeta, e solo la poesia lo riscattava dalla vita dolente e meschina che permeava i suoi racconti.
Le poesie d’amore edite in un importante volume da Guanda sorprendono per l’evidente parentela (nella forma, nel ritmo) alla Beat Generation, ma si discostano nella forza dimessa e intimista che raccoglie le sue confessioni. Bukowski ammette l’uomo dietro il mito, l’uomo libero e ricchissimo della sua apparente povertà; non dipendente dai ritmi disumani ma dipendente dai vizi, Bukowski è sorprendentemente un uomo libero e malinconico, un rifugiato e ostracizzato – non a caso la sua scrittura ha goduto per anni di pessima reputazione in America, come profeta Beat male accolto in patria.
Dannato o romantico?
La sua dannazione antipuritana e schietta non è declamante e mitizzata, ma profonda e umana: il vecchio diavolo scriveva poesie dolci, il suo amore era timido, il suo bisogno di vita e donne impellente e romantico. Il suo unico vero sole era la figlia, grazie alla quale perfino il burbero Chinaski si riscattava e illuminava.
Le poesie sono poesie che rivelano le mille sfaccettature umane dello scrittore. Il linguaggio essenziale e poetico non permette finzioni caustiche e per questo permette di parlare di amore. Bukowski riesce a farlo senza pateticità e falsità: l’amore è riferimento assoluto della sua vita.
sono seduto a letto di notte e ti ascolto
russare
ti ho incontrata alla stazione degli autobus
e adesso immagino cose dietro le tue spalle
bianche malaticce e macchiate di
lentiggini da bambina
mentre la lampada sveste del dolore
insanabile del mondo
il tuo sonno.
(pag.40)