“Avremo cura di questa gioia.”
Gregorio Febbo vive a Dolo ed è un giovane poeta, classe 1992.
Incisioni all’acquaforte è una raccolta che potremmo definire senz’altro delicata al primo sguardo ma molto diretta; sicuramente ciò che spetta al lettore è scavare dalla superficie per poi connettersi all’Io poetico di ciò che l’autore vuole trasmettere tramite le Sue parole.
Introspezione
Apparentemente il filo conduttore sembra non esserci ma poi la soluzione viene naturale: spetta a noi trovarlo in un lavoro comune di introspezione assieme a Febbo stesso.
La ripetizioni di diverse parole dalla stessa etimologia, o che richiamano altre parole nello stesso gruppo etimologico è una delle chiavi per capire quali sentimenti sono più presenti nella raccolta.
Calore, Vita, Cielo, Natura sono solo alcuni degli esempi che in modo quasi circolare tornano nelle sillogi in contesti più o meno diversi.
Non mancano i titoli in latino – una scelta molto originale – che sbucano in mezzo a titoli semplici e senza fronzoli, cosa che inizialmente può sembrare dispersiva ma che trova il suo perfetto senso a fine lettura. (la poesia Nox ne è un esempio).
Semplicità
La semplicità è un argomento centrale e Febbo ne fa sfoggio senza paura alcuna:
“Anime simili
fin dalla creazione dei mari,
avremo cura
di questa gioia
che ci rende uniche
prima ancora unite.”
–Amiche
I versi di “Amiche”, sottolineiamo una semplicità in cui ognuno di noi può rispecchiarsi, qui vediamo Gregorio Febbo che strizza l’occhio ai lettori portando un’esperienza personale, un punto di vista soggettivo che ognuno di noi può capire e percepire a proprio modo.
La metrica è libera e avvicina la raccolta al cuore della poesia contemporanea.
Febbo parla molto di anima e di vita, topoi ricorrenti tra le righe che suscitano nel lettore una grande forza; non mancano certo contrasti come possiamo vedere nella poesia che porta lo stesso titolo della raccolta, Incisioni all’acquaforte.
“Ogni cosa passata,
di ruvido vestita,
resterà cicatrice indelebile
[…]
dammi la mano,
non si annoierà il cuore.”
Tenerezza
La tenerezza rimane, nonostante il contrasto con la ruvidità (parola senz’altro evocativa), ma ruvidità di che cosa? Dell’esistenza stessa, dell’animo umano, la contrapposizione lievemente Kunderiana tra leggerezza e pesantezza, ciò è quello in cui Febbo riesce benissimo: entrare nella vita del lettore, silenziosamente ma con grandissima forza.
“Però nel cuore,
silenzioso custode
scorrono i passi
d’una vita coraggiosa”
-Nox