“Questo mio vagabondare.”
Mattia Cattaneo è stato per lungo tempo un attivissimo quanto attento osservatore delle novità poetiche che stanno germinando nella nostra letteratura, fra voci nuove di poeti emergenti che vanno affermandosi (o provano a farlo). Ha letto e vissuto la poesia che circola fra tante nuove pubblicazioni, col nobile scopo di condividere l’esperienza grazie alla pagina Circolare Poesia, con cui intervista gli artisti della parola che raccontano la genesi delle loro opere; in più, dopo una serie di pubblicazioni meritevoli di attenzione e segnalazioni letterarie (“Dove sento il cuore” ha ricevuto la menzione d’onore al Premio letterario Residenze Gregoriane) Mattia Cattaneo ha ascoltato e sintetizzato le variegate forme di esperienze poetiche per giungere, in recente post-pandemia da Covid-19, alla sua opera più matura e incisiva, Partiture di Pelle, che l’autore propone nell’edizione indipendente grazie all’Associazione Architetti delle Parole e su cui rivela, fin dalle prime pagine, l’amore e il rispetto profondo per la Poesia, ancorata alla sua esistenza.
Ricominciando dal silenzio
I suoi versi si sollevano da un silenzio meditativo e segnano una ricerca assidua del significato e della forza immaginativa di ogni parola. Il componimento rivela un sentimento personale e al contempo un inevitabile disvelarsi, giacché la parola scritta trova nel verso un conto aperto col tempo.
grido
sotto il mio nome,
mi vesto
nel tempo di un fiato
e corico
i giorni
che mi aspettano
assieme al silenzio.
Nella sua silloge, Mattia Cattaneo prova trafugare la luce del tempo attraverso la risorsa naturale e misteriosa della memoria. Un ricordare, appunto, ma anche un rivivere – un incontro, un sorriso, una paura o un amoreo, purtroppo, un lutto – e scrivere in maniera tale che l’esperienza evocata si inveri nel presente, tanto che il componimento, nella sua essenzialità, trovi una sua vibrazione recondita, vitale, e ampli l’emozione (e talvolta il dolore) come la goccia che dilata i suoi cerchi sull’acqua.
ho lasciato cadere mani
nel pane delle mattine,
spezzato a metà
spingevi il giorno
e il male lontano,
ma l’inclemenza del tempo
avrebbe saccheggiato
la tua età
nella terra dei morti
i sigilli del silenzio
sono tessere di filigrana
ho preso il tuo nome
per scrivere questo mio vagabondare.
L’esperienza delle cose
C’è un tentativo – o una confessione – di ampliare la personale percezione delle cose e dell’esperienza a esse intorno, che vanno quindi amate e capite. In Mattia Cattaneo non si nasconde un innamoramento quasi reverenziale per la vita. Essa si tradisce nel sorprendente ritmo inciso nei versi, nonostante la compitezza di ogni pagina che manifesta una scrittura importante e tesa – così come le parole ricercate, a manifestare una molteplicità di pensieri ora gravosi, ora gioiosi, sempre coese nell’ambito discrezionale della contemplazione.
Dolore e amore scorrono nel medesimo sangue. E a fior di pelle segnano la partitura un’esistenza imprevedibile e unica che solo la Poesia può interpretare.