“Quando prima delle mani/ a spogliarmi/ era la tua voce.”
Il sogno, all’inizio
In Erba è la nuova silloge poetica di Federica Ziarelli. In questo libro i temi sono vari e necessari per una disamina interiore di grande profondità. La poetessa Federica Ziarelli accenna, all’interno di grandi parti che suddividono il testo e che fungono da fondamentale riferimento, a singole fasi di vita poetica che, nella lettura integrale del libro, contribuiscono a originare un ritratto, con disarmante sincerità, di uno spirito che lento riaffiora dalla terra, dalla ricca notte dell’infanzia, narrando il divenire di una donna, fino all’epilogo che significativamente lascia queste concise parole in una consegna di testimonianza che segna il nostro passo nel mondo:
Prendimi per mano
che sembri per caso:
il timbro delle rughe
– le tue sulle mie –
della mia vita
il tragitto profetico
Memoria
Ziarelli si affida alla matrice della memoria per iniziare una scrittura di grande intensità sorretta dalla totale nudità della parola, parola che parla di un dolore radicale affacciato al rimpianto: quasi che la vita, donandosi in luce, richieda presto lo scotto dal debito del tempo. La memoria conduce all’infanzia, evocandone il sentimento di meraviglia spontanea, una meraviglia del vivere – e in questo apparente incanto la poesia di Ziarelli sfiora il senso misterioso del poetare, intimamente connesso al vivere:
Se fossi nata
nel mezzo del nontiscordardimé
avrei compreso
questa gran voglia di prato
che mi scalza nell’erba.
Visitata da un verde
che chiede nel sonno
sopra il verso del gufo,
il mio io è amore e vegetale.
In erba comincia dall’infanzia il percorso che dallo stupore torna allo stupore secondo una scrittura che richiede anima e corpo e, nel suo esito, trovi la resa poetica più autentica, facendo economia delle parole che al silenzio talvolta si abbandonano: ricreando un ritmo e una espressività di immediato impatto. Quasi che l’ispirazione poetica oltrepassi ogni incanto – dell’infanzia, amata ma anche severamente analizzata nella sua contraddizione, fra dolcezza e amarezza – e a ritroso il mito del fanciullo pascoliniano si ritrovi con un bagaglio esperienziale faticoso e disilluso: la bambina è ormai donna, e la poesia è l’ultima meraviglia che scompagina di bellezza le giornate, fra speranza e sottesa paura del vivere: onde una poesia di crudele dolcezza e autentica forza lirica.