“Qui bambino rincorsi un’ombra cara.”
Cent’anni di Andrea Zanzotto. Uno dei più maggiori poeti italiani del Novecento (secolo che ci ha permesso di primeggiare nel mondo con una stagione poetica irripetibile) ci lascia una scrittura insondabile ma al contempo narrativa, come di straordinaria tensione emotiva, in un sodalizio eccezionale con la poesia del primo Novecento evolutasi in un linguaggio diretto e dinamico e colmo di una liricità che non ha più trovato eguali negli ultimi nostri anni (con l’eccezione, forse, di Pierluigi Cappello, morto prematuramente, ma in ogni caso attivo oltre il cosiddetto Secolo Breve) . Zanzotto sì è affermato nel Secondo Dopoguerra con uno spirito originale di curioso intellettuale che ha assommato nei suoi componimenti tutte le istanze della tradizione e della modernità, ma senza che le correnti a lui odierne – quelle impegnate delle culture dominanti – dilaniassero una scrittura che va oltre il tempo e tuttora emoziona.
Per i cent’anni dalla sua nascita si ha l’occasione di presentare un libro che un’attenta casa editrice indipendente pubblicò in edizione limitata e che vale assolutamente cercare e leggere: Ascoltando dal prato, per edizioni Interlinea, un diario del cuore del grande Poeta, con alcuni racconti e liriche che nascono dolcemente dalla sua memoria, quasi bucolica, fino a considerazioni sulla “dissacrazione della natura” ch’egli ricorda nel pieno della sua stagione poetica.
Un libro commovente e una documentazione imperdibile, arricchita da foto di repertorio che ci avvicinano a un protagonista della Poesia italiana (e non solo).
Qui bambino rincorsi un’ombra cara.
Uomo qui mi dissolvo oltre il cancello;
lavato via, mani capelli lacrime,
lavato via nel buio. E mai partii