Il libro di questa domenica, Saggio sul Diavolo, è un prezioso e originale testo di uno dei maggiori poeti romantici inglesi, Percy Shelley, il quale si pronunciò in un saggio diversamente poetico coinvolgendo una figura ingombrante e sorprendente della nostra storia: il Diavolo. Al di là dell’ingiusta contrapposizione con il bene – Dio – il diavolo, passato in luce grazie allo straordinario precedente di John Milton nel Paradiso Perduto, diviene una presenza che precede l’opera cristiana fautrice di una visione quasi manichea fra bene e male grazie cui addossare a Satana, antico avversario, ogni possibile disgrazia che giustifichi l’opera del “Padre”. L’ipotesi di Shelley attinge da un passato ancor più remoto del cristianesimo, all’alba dei tempi, in pieno paganesimo, quasi identificando il nostro quale vero paladino di una individualità libera. Per paradosso – e sempre secondo le riflessioni di Shelley – Satana è stato calunniato per osannare l’opera di Dio, superandone la visione platonica di un Creato imperfetto e sottostante alla materialità; Satana si ritrova a essere l’assurdo bilanciamento a spiegare l’errore di Dio e, ancor più esplorandone l’origine e con esso il suo Destino, Satana diviene quella luce di speranza a cui l’uomo prova a rivolgersi dall’alba dei tempi per concepire se stesso nel mondo in un ruolo meno fragile e non più vittima del tempo, divenendo anch’egli eroico avversario della morte. Segretamente l’uomo anela a Satana e alla sua conoscenza a-religiosa; tradisce perciò una fede senza essere fideista; e sente e percepisce l’abisso dell’esistenza ancor prima di ogni Trasvalutazione dei valori attraverso un linguaggio apparentemente oscuro e universale: la poesia, la quale ai suoi vertici, sfiorando i cieli della follia (Blake, Baudelaire, Rimbaud) riconduce alla luce di una stella meravigliosa, quella del mattino, Lucifero, sempre identificabile metafisicamente ai giorni d’oggi nel diavolo.
L’uomo ha fede nella bellezza? O nella luce vagabonda di un sogno di libertà che il Diavolo, nelle sue limitate possibilità, cerca di offrire? Qual è dunque l’origine della bellezza?
Non oso dilungarmi a spiegare un libro scritto stupendamente dal genio di Shelley intorno al 1819, sostenuto da un’ironia che lo rende ancor più avvincente. L’unico spontaneo suggerimento sarebbe ritrovare, quale risposta, il libriccino “La religione di uno scettico” di Jonathan C. Powles, a difesa di un sentimento religioso suscitato dalla bellezza della liturgia cattolica romana (ma non dalla fede).
Saggio sul Diavolo
Di Percy Bysshe Shelley
Edizioni La Vita Felice
Pag. 100, € 8,50