Una breve rassegna sulle poesie della poetessa americana che hanno sfiorato un inappagato misticismo
Ho sempre pensato ad Anne Sexton come grande poetessa persa nel (e tradita dal) suo Io, in un flusso poetico che un grande talento ha traslato in una poesia detta confessionale, in cui metteva a nudo una scrittura scomodamente femminile e antipuritana, quasi eccessiva e in sfida con la quotidianità asfissiante dei suoi tempi. La bellezza disarmante della poesia di Anne Sexton, la condizione femminile, la sessualità (talvolta rappresentata con parole crude e quasi squallide) sono peculiarità dominanti dentro una vita pienamente schiusa alla poesia, con un intensità pari o superiore al coraggio disperato di Sylvia Plath, della quale Anne Sexton era indiretta erede.
Come contestualizzare dunque il rapporto con Dio nelle sue poesie? Forse la domanda è sbagliata. Forse la poetessa non aveva alcun rapporto con Dio ed era proprio questo a tormentarla. Lo spirito indomito di Sexton cercava e consumava ogni motivo di appagamento esistenziale nella vita quotidiana, nei rapporti con l’altro sesso e con se stessi; ma qualcosa le mancava sempre; forse era Dio. Ma Dio era alla radice profonda del puritanesimo contro cui la Sexton si scagliava, o da cui si difendeva; era il Dio che l’uomo faceva rilucere per accecare l’uomo; era strumento di controllo della società e della famiglia; era tante cose ma non era Dio.
Curioso constatare in questo straordinario libro edito da Le Lettere, Poesie su Dio, che le poesie per la Sexton diventano una specie di preghiera senza sconti, una confessione ingenua dei propri errori e della propria imperfezione, le parole di una assetata di bene che trova in Dio o nel suo concetto un ideale irraggiungibile ma paradossalmente indesiderato, quanto necessario e difficile da accettare. L’ateismo di Sexton non le faceva eludere il dilemma: non credere, e tuttavia sentire in sé una trascendenza e un sorprendente misticismo che la poesia cercava di sciogliere in un pensiero terreno e concreto. Dio si maschera dietro questioni etiche, psicologiche, sociali, dietro la poetessa stessa; ma la sua ombra è gigante, enorme: bisogna cercarla e cercare (ancora) se stessi. Ne viene una ricerca quasi disperata, forse inutile, ma a vantaggio di una poesia in cui impietosamente tutti possiamo identificarci.
Dio ha la voce marrone
Come una birra soffice e corposa.
Eleanor, che è più bella di mia madre,
Sta in cucina e mi parla
E io aspiro dalle cicche il mio veleno.
Stando in un prendisole color giallo limone
Si ingolfa in Dio con le mani mézze,
Lustrate lavando i portauovo.
Pane e pane e vino al vino come un’ubriaca
Che non ha bisogno di vedere per parlare.
Disinvoltamente amichevole:
Dio è vicino come il soffitto.
(stralcio da pag. 43 del libro)
Poesie su Dio
Casa editrice Le lettere
Pag. 333, €16,50