Quando la poesia incontra la solidarietà: “I fiumi abbandonano le foci” di Marco Imbrogno, presso la libreria MANGIAPAROLE

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Quando la poesia incontra la solidarietà: “I fiumi abbandonano le foci” di Marco Imbrogno, presso la libreria MANGIAPAROLE

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Non capita spesso di poter dire che un libro, oltre a emozionare, fa davvero la differenza. È il caso de I fiumi abbandonano le foci, la nuova silloge poetica di Marco Imbrogno, che sarà presentata questo venerdì 30 maggio nella suggestiva cornice della libreria @mangiaparole, a Roma,

insieme a Isabella Esposito.

Un appuntamento imperdibile per chi ama la poesia autentica, quella che nasce da una storia profonda, vera, commovente. Le poesie di Marco portano con sé una voce che resta: quella di chi ha conosciuto la fragilità e l’ha trasformata in forza, di chi ha vissuto il dolore e ne ha fatto canto.

Ma c’è di più. Questo libro è anche un gesto concreto di solidarietà: un terzo dei ricavi sarà devoluto all’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare (UILDM), a testimoniare un impegno che va oltre la parola scritta, per diventare vicinanza reale.

Una poesia che lascia il segno

La raccolta di Marco Imbrogno è un viaggio nel cuore inquieto dell’uomo contemporaneo, tra solitudini ancestrali, paternità fragili, corpi che parlano e parole che si fanno carne. Le sue poesie, brevi ma dense, sono come istantanee emotive che oscillano tra immagini corporee e slanci visionari, capaci di illuminare la quotidianità con una luce nuova, a volte ferita, a volte sorprendentemente tenera.

Con uno stile che mescola epigramma e confessione, il poeta rielabora la propria esperienza — anche quella legata alla malattia e alla perdita — trasformandola in un discorso poetico plurale, condivisibile, profondamente umano.
C’è in queste pagine la ferocia di chi ha molto sentito, ma anche la leggerezza consapevole di chi sa che, nel dolore, c’è ancora spazio per la bellezza.

Come scrive Gisella Blanco nell’introduzione: «Si può perfino ritornare figli del proprio discorso nel grembo della parola». E così accade, poesia dopo poesia, pagina dopo pagina.

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