Un breve racconto di fantasmi
Mentre si andava dal grafico per calibrare alcune magie per le copertine dei libri che pubblicheremo, ci siamo fermati davanti a un ingresso particolare. L’ingresso già di suo era saturo di cimeli dal passato: un tavolo enorme in legno annerito e sopra alcune decine di bicchieri che emanavano frammenti di colori, stemprati dalla patina dell’età e dell’abbandono. Entrammo in questo straordinario mondo: un magazzino abitato da fantasmi. Uno in particolare se ne stava seduto su una sedia di ufficio in pelle nera, con rotelle; e mi somigliava moltissimo.
Venti euro
Chiedemmo il prezzo della poltroncina e un giovane uomo che spostava con gran cura e vivacità oggetto d’ogni tipo, dai fumetti ai posacenere, ci rispose semplicemente che la merce doveva girare, girare… quindi venti euro.
Un prezzo assolutamente conveniente, si pensò. Ma talmente conveniente… da parer sospetto. Perché il senso di meraviglia non può essere svenduto. Il rigattiere nascondeva cimeli bellissimi, e ognuno di questi aveva incollato il suo fantasma che ancora vi soffiava sopra per togliervi la polvere.
Invece i libri – alcuni davvero rari, come le edizioni Mondadori verdi di Hemingway, e copie dimenticate della serie bianca poetica di Einaudi – serbavano il proprio spettro nelle parole e nel loro significato; ed erano morenti. L’anima stessa era invero consunta: l’anima degli autori che avevano ambito alla immortalità.
I bellissimi colori di un cimitero
Quelli quasi nuovi, invece – gli ultimi o penultimi della Harper Collins, per esempio – apparivano ridicoli, con colori esagerati in completa stonatura col bellissimo cimitero: quale anima avevano da nascondere? E quale prezzo?
Noi, traversatori comuni di fantasmi della quotidianità, spettatori dell’abbandono, potevamo comprarci di tutto: la sedia in pelle nera, un incredibile banco da mensa per inserirci i libri, una bicicletta ancora funzionante con mitici cambi SHIMANO; una televisione catodica in legno plasticoso, un lusso per i nostri nonni.
Portafogli
Ma tutti quegli oggetti-zombi portavano seco un virus che nemmeno il consumismo è capace di debellare: il concetto di valore. Chi entra dal bravo rigattiere con i propri sogni (aprire una libreria, inventarsi l’arredo di una stanza tutta per sé) può trovarvi la convenienza e la disinvoltura per cacciar fuori il portafogli; i sogni non si quantificano in soldoni e compiacciono gli zombi, pacificano i fantasmi.
La percezione della realtà e del tempo si commisura alla nostra capacità immaginativa. Per questo uscimmo stranamente esausti e senza nulla comprare: non si era ancora degni di un posto così straordinario. Forse, quando saremmo fantasmi, potremmo addirittura soggiornarci.