“A te, mia ferita.”
I tipi di Edizioni Progetto Cultura sono attivi da anni con una costante attenzione agli autori emergenti che (per fortuna) si propongono con voci originali e personalissime. È il caso di Francesca Innocenzi con la sua silloge poetica Formulario per la presenza (titolo già programmatico e netto) uscito lo scorso gennaio per la collana LE GEMME.
Innocenzi, fin dai primi componimenti, confessa una voce sincera e frammentata graficamente posto sugli spazi bianchi della pagina: parole che quasi si affrancano dal verso; significati che pretendono una focalizzazione più premurosa e accentuata. Al contempo vi si delinea uno sguardo appassionato sulle cose di mondo, i suoi particolari, i suoi minimi accadimenti:
me ne sto
come una patata nella terra
avvoltolata tra le tue braccia –
cosmo iridescente – sorridendo
che ci copra la sera
Le sue poesie compongono un formulario per “la presenza”. Il suo occhio poetico calza proprio sugli accadimenti perché si riconfigurino alla sua coscienza e all’attaccamento tenace alla vita – la poeta è in frammenti nel mondo e deve ricomporsi, con la parola e la sua evocazione. Poesia dopo poesia, le micronarrazioni le introiettano il mondo in se stessa, e la scrittura trova nell’immaginazione personalissima un’espressività riuscita, intima e sognante al contempo. Questo pare lo scopo dello scrivere di Innocenzi: una deflagrazione interiore luminosa, che attesti la sua vita e – appunto, a rimarcarla – la sua Presenza:
a te, mia ferita
sempre uguale, recidiva
che simuli giochi di sole
a te, che bambina mi tieni
che mi inganni
plastifichi forme, fantasmi
perché del niente mi innamori
e così vanamente ti nutra
A formulare il proprio essere qui e ora, si racconta di un’assenza inderogabile che si dilata nel silenzio di ogni poesia. I suoi versi insistentemente si manifestano per tacere: perché siano in ultimo grado essi stessi silenzio, portando il personale percorso artistico nella ricerca più sincera per inverare la Poesia. All’apparente eterogeneità della silloge si frappone questa costante disamina di un vuoto proprio, specchio di un amore non ancora realizzato e da ricercare incessantemente.