Claudia Fontana, curarice della Collana Saggia e della prima piccola Antologia di SP, rilegge con passione l’ultimo lavoro poetico di Johanna Finocchiaro, con intensa partecipazione e intuiti sorprendenti.
Classe 1990, Johanna Finocchiaro è una delle poetesse di punta di Scrivere Poesia. Siamo qui a parlare di Specchi, raccolta di poesia pubblicata da SP nel maggio 2023.
Specchi è una raccolta che si può definire beat, che racchiude l’essenza di Johanna Finocchiaro che non si lascia assolutamente intimidire dalla metrica e dalla classicità di una poesia a suo modo superato ma si destreggia meravigliosamente tra una metrica libera e versi decisi.
Johanna scrive di donne, dà loro nomi propri, non lascia indietro nessuno.
Scrive di amicizia, di carne, scrive con la penna e il cuore aperto.
“[..] Poeta è chi
incontrata la vita
già ne fuoriesce.”
Haiku p. 26
In Specchi abbiamo una voce narrante estremamente forte che ha incontrato la vita e, al contrario di come scrive in Haiku, vi si addentra; non teme di proclamarsi regina; non teme di entrare nelle parti più oscure del suo stesso animo, affrontarle e mandarle pure a quel paese.
Esperienze
“[..] Scrivo
perché di questo solo, vivo”
Voce di grazia p.64
L’esistenza si abilita tramite la scrittura, snocciolata in fretta ma con cura in parole che si susseguono lasciando a chi legge un senso di pienezza che può diventare malinconia, e che può trasformarsi in sorriso; questa la grandissima forza di Specchi: far immergere il lettore in una vita che anche se non è la sua – esperienze, sensi, odori e sentimenti – poiché gli appartengono come appartengono alla poeta.
Gli elementi scorrono veloci di pagina in pagina, l’acqua scorre e il mare si riversa sulle pagine, ci sono le stelle, ci sono i monti.
Johanna Finocchiaro fiorisce, sfiorisce, si arrabbia, danza tra le righe decantando la sua libertà, la sua rabbia, il suo essere donna ed esser fiera.
“[..] Siamo così simili.
Tra noi.
Immutati ed immutabili.
Emaniamo polveri sottili di vita.”
Siamo così p. 45
Appuntamento
E per concludere vorrei soffermarmi sul titolo che dà il nome alla raccolta: Specchi. Posta nel bel mezzo della volume è una lunga poesia omonima in semi prosa: le descrizioni di ciò che la poeta vede sono estremamente accurate, una poesia che racconta di un appuntamento; la poeta si rivolge a qualcuno che è passato ma nel passato non rimane, un passato attuale che fa venire voglia di urlare ma che presto è detto: urlare non si può e quindi
“[..] A rigor di logica, dovresti urlare.
A rigor d’anima, prendi a fischiettare
senza finale e senza fine.”
Specchi p.48
Per un finale non concluso e un grido fermo in gola.