Ispirazione stizzita.
La (signora) scrittrice Michela Murgia ha presumibilmente iniziato questo libro, orrido e tossico, quando un giorno, durante una trasmissione radiofonica in cui la nostra era co-conduttrice, e invitato Raffaele Morelli per dissertare su alcune teorie dello psicologo, ritenute sessiste, improvvisamente l’invitato ha inveito contro la Murgia, imponendole di stare zitta. Perché? Perché Morelli stava parlando e non voleva essere interrotto. Ma in effetti, essendo già giudicato sessista, Raffaele Morelli veniva continuamente interrotto dai conduttori di Radio Capital, e più volte lo psicologo ha minacciato di chiudere la comunicazione se impossibilitato a parlare. Il conduttore (maschio) ha smesso, per correttezza, di interrompere, invitandolo a proseguire; Michela Murgia, invece, ha continuato a levare la voce sopra Morelli, fino a quando questi ha sbottato. Stizzita, superbamente stizzita – e nonostante Morelli abbia chiuso la comunicazione senza difendere le sue tesi, a suo dire suffragate da studi storici e autorevoli – Michela Murgia ci ha scritto un libro: dopo un’attenta condivisione dell’hasthag #staizitta in cui un buon numero di donne denunciavano le accuse sessiste a loro rivolte – esemplificando frasi completamente decontestualizzate – il libro è uscito balzando subito in cima alla classifica dei libri più venduti.
Ecco il video incriminato, la scintilla che ha originato questo libro menzognero: un documento eccezionale in cui un uomo, pervicacemente interrotto, perde la pazienza e urla “stai zitta” a una donna – o peggio, ha osato urlare alla più pericolosa ancella del capitalismo.
“Non è un caso unico” afferma la scrittrice del libro; e aggiunge: “Invano cerchereste una donna che abbia pubblicamente tentato di imporre il silenzio a un uomo, nemmeno in contesti molto alterati.”
Zitti tutti.
Errore. Non è Morelli, ma è Asia Argento. Questo video dimostra, semmai, che dobbiamo cercare la verità, cioè il contrario di quello che afferma la scrittrice.
La verità è violenza: Asia Argento, nel video sopra, impone a un direttore di
giornale di star zitto, e non solo: che ha rotto le palle, che gli infilzerà in
faccia il tacco delle scarpe. Asia Argento è una delle figure più blasonate del
gruppo femminista #MeToo.
Perché il direttore del quotidiano Libero non ha scritto un libro
intitolato Stai zitto! E altre nove frasi che non vogliamo sentire più? Forse
una delle case editrici più potenti d’Italia, l’Einaudi, non gli avrebbe dato
spazio? E forse tal direttore non si sarebbe seduto tranquillamente, quale unico
protagonista, sul palco del teatro della Scala di Milano, e promosso se stesso,
il suo sdegno e certamente il suo nuovo libro?
Forse perché sarebbe stato uno
scandalo: un uomo che reagisce così è poco uomo, si lamenta, frigna –
parafrasando la stessa Murgia, sarebbe stato un uomo che, “parlando in
contraddittorio, provoca […] il resto può passare, ma l’atto di esprimere
opinioni divisive son sempre contestate.” Non solo. Molto probabilmente il libro
maschile si sarebbe scontrato con definizioni infamanti che avrebbero avuto il
potere di zittire il direttore perché:
1) Mensplanner
2) Misogino
3) Machista
4)
Maschilista
5) Fallocrate
Ecc..ecc…
La violenza di Asia Argento, una donna, non
esiste, non è mai esistita, anche se abbiamo trovato quel che secondo la
scrittrice avremmo invano cercato.
Murgia spiega una realtà attraverso una
narrazione fuori da ogni aderenza al reale e purtroppo restando americanamente
pragmatica, ben lontana da ogni gramsciana ambizione. Murgia non è
umanisticamente retorica: nel libro si conduce l’aspirante femminista analfabeta
(a suo dire, come in una recente intervista in una diretta IG, siamo tutti
analfabeti funzionali – tranne lei) a una lista di frasi che accadono nel reale
e che nel reale si affrontano, possono offendere, possono incredibilmente
lusingare, ma secondo lei non è mai un bene e spiega perché. E spiegando e
trascrivendo la sua chiacchierata in solitudine – infiammata dall’offesa del
malcapitato Morelli – ha scritto un best seller, primo in classifica fra i saggi
italiani.
Gli italiani sono tutti analfabeti. Tranne quando leggono Michela
Murgia.
Forte di tanta considerazione, per qualche tempo Michela Murgia ha letto
i titoli di giornale e le firme degli autori/autrici partecipi dei pezzi. Uno
per uno si è segnata il numero di articolisti maschi e articoliste femmine
evidenziando una somma poco equa fra nomi maschili e femminili. In sostanza: non
c’è omologazione nemmeno nelle firme dei giornali. La scrittrice auspica tale
omologazione di nomi, magari senza leggere gli articoli, eppure dobbiamo credere
nella sua denuncia, che a suo dire si basa su statistiche. Michela Murgia ha
fatto la conta ed è diventata l’Istat. È lei la fonte di ogni informazione, ed è
una fonte arricchita ogni mattina, con tanti giornali sul tavolo a colazione.
Non ha bisogno di ascoltare le donne vittime della prepotenza maschile (la
scrittrice e blogger Pauline Harmange, per esempio, è volontaria
con L’Échappée , un’associazione che combatte contro la violenza sessuale, e da
tale esperienza ha scritto il famoso bestseller Odio gli uomini, Garzanti,
2020); non ha bisogno delle realtà e (come accennato prima) della verità: perché
la costruisce lei. I fascisti fanno così: la creazione di una realtà finta da
combattere per ottenere consenso.
D’altronde è stata un’ottima scrittrice. La
trama del suo libro nasce da una ispirazione stizzita (Morelli) e su questa
costruisce una storia verosimile, da romanzo, da chiacchierata suffragata per
esempio anche da alcuni momenti paradigmatici colti da varie trasmissioni
televisive (i giornali, doverosamente ricordo, non li ha letti: ha solo
controllato le firme maschile e femminili) trasmissioni di cui critica perfino
le conduzioni, ovviamente in mano maschile – si è statisticamente dimenticata di
citare Barbara D’Urso, tanto corteggiata dalla sinistra, Maria De Filippi, Bianca Berlinguer, Mara Venier, Simona Ventura (non presente alla finale di Sanremo come
stella finale – poverina – a causa di quel brutto maschilista che ha per nome
Covid), Lilli Gruber (“Noi donne vogliamo il potere. Ma anche le rose”), Alessia
Marcuzzi, Antonella Clerici: tutte in prima persona a tenere compagnia alle
(dice Murgia) analfabete funzionali in orari fondamentali, importantissimi
(mattina, pranzo, pomeriggio, cena, dopo cena), ma ovviamente alla scrittrice
poco consoni (perché troppo impegnata in dirette Instagram o alla Scala di
Milano?) al suo etnocentrismo (Treccani: “L’etnocentrismo è la tendenza a
giudicare i membri, la struttura, la cultura e la storia di gruppi diversi dal
proprio, con riferimento ai valori, alle norme e ai costumi ai quali si è stati
educati. Quasi sempre l’etnocentrismo comporta la supervalutazione della propria
cultura e, di conseguenza, la svalutazione della cultura altrui.”)
Il fascismo
femminista dell’Eletta.
La battaglia fondamentale di Michela Murgia è contro il
linguaggio. E per questo, e al di là delle varie frasi che lei non vuol sentire,
il mondo deve sapere: Michela Murgia è fascista. Amen e awomen. Alla base di tal
fascismo c’è l’ecologia del linguaggio stesso che aiuta il fascismo attuale:
imperante, subdolo e apparentemente benevolo, che ben accetta i suoi
“minchiarimenti” (vedi il suo libro, pag.90) Questo fascismo è pericoloso poiché
“il linguaggio plasma la realtà e influenza il modo in cui le persone sono
percepite e trattate.”
Il virgolettato designa una citazione di una lettera aperta alla Treccani firmata dalla stessa Murgia, Boldrini, Battaglia, Kusterman
e tante altre, le quali contestano i riferimenti presunti sessisti sul lemma
donna presente nel vocabolario online. Lamentano l’assenza, sotto la voce uomo,
di parole quali porco o maiale (sotto cui nell’accezione primariamente maschile,
tuttavia, si denotano esempi quali “quel vecchio maiale insidia le ragazzine”:
poveri vecchi) e per questo propongono a Treccani un fascismo murgiano che
cade purtroppo in alcuni archetipi:
1) Irrazionalismo (azione per azione, senza
se e senza ma);
2) Rifiuto della critica;
3) Paura della diversità;
4)
Frustrazione delle classi medie (le donne ben rappresentate dagli hashtagh che
Murgia ha lanciato);
5) Percezione di un’eccessiva forza di nemici esterni
(l’uomo, il patriarcato);
6) Uso di una neolingua caratterizzata da una sintassi
elementare (il suo libro altresì impegnato in una decostruzione pervasiva del
linguaggio comune) e veicolante un ragionamento critico necessariamente limitato
(“gli italiani sono analfabeti funzionali”).
Grazie, Umberto Eco (Il fascismo
eterno, La nave di Teseo, 51 pagg. 2018, € 5).
L’Eletta e il totalitarismo della
società dei consumi.
E se una donna la pensasse diversamente da quanto stabilito
dalla scrittrice Murgia? Quest’ultima rimedia con sottesa prepotenza: la prova è
riportata sempre nel libro e coinvolge un’altra scrittrice, più talentuosa:
Silvia Avallone. Una sera Michela Murgia si trovava a combattere i problemi
sociali del nostro paese – no, era ad un premio letterario – e Avallone subì un
commento inappropriato di Bruno Vespa, cerimoniere della serata, riguardo il suo
décolleté. Un apprezzamento sessista: apriti cielo. Gli ospiti Gad Lerner e
Michela Murgia insorgono. Avallone ribatte: “Non guardo e vado avanti.” Eh, no:
secondo Murgia è sbagliato. Non bisogna andare avanti, bisogna indignarsi.
Avallone ha scritto romanzi profondi ed è cresciuta come artista, ha
battagliato, e di recente è stata protagonista di un bellissimo discorso al
femminile letto al Quirinale in occasione dell’8 marzo scorso; eppure può
ostacolare la propaganda fascista che Murgia tenta di allestire rendendo
universale il singolo fatto (Bruno Vespa, le tette).
Perché bisogna ricordarsi
questa regola: una donna che decide di restare a casa coi figli è femminicida;
una donna che opta per la collaborazione con l’uomo, il nemico da odiare, per
combattere l’oppressione sociale, è femminicida.
Michela Murgia può definire e
contare i femminicidi con un Osservatorio per gli stessi sul giornale Repubblica
(?) e leggendo e interpretando dati che L’Istat, la Polizia e altre
organizzazioni descrivono ben diversamente da come lei denuncia; perché falsare
i dati? E soprattutto: perché ignorarli?
La pagina che tradisce la sua misandria
fascistoide è quella che segue e riguarda la discriminazione degli uomini e
viene presentata come marginalizzazione di un problema:
“Anche gli uomini sono
discriminati. Un uomo può sperimentare la discriminazione personale per varie
ragioni ma non conosce la discriminazione di genere perché nessuna cultura ha
mai mai perseguitato i maschi in quanto maschi. Nel mondo in cui viviamo un
povero sarà sempre più discriminato di un ricco così come un uomo di colore
subirà certamente più ingiustizie di un uomo di pelle bianca, né serve uno
statistico per intuire che un maschio piacente avrà maggiori opportunità di
riuscita sessuale di quante ne abbia uno che non rientra nello standard estetico
del suo tempo. Nessuna di queste marginalizzazioni individuali può essere usata
come bilanciamento del sistema di discriminazione che da secoli nega i diritti
alle donne, a tutte le donne sono in quanto appartenente al genere femminile, quelle ricche quelle povere, quelle bianche quelle di colore […] Ma esiste un minimo
comune denominatore che le discrimina tutte, ed il sesso. Ecco perché si chiama
sessismo.”
I grassetti sono miei. La discriminazione personale o
marginalizzazione individuale presentano questi dati che un qualche statistico ha
rilevato, ben al di là di una pagina fuorviante come quella appena letta; dati
di violenza subita da uomini e inflitta da donne:
05/03/2021Abruzzo – Stalking
04/03/2021Puglia – Lesioni
03/03/2021Lombardia – Maltrattamenti, lesioni,
danneggiamenti
02/03/2021Liguria – Sottrazione internazionale di minore
02/03/2021Veneto – Estorsione e minacce
01/03/2021Campania – Tentato omicidio
25/02/2021Marche – Lesioni aggravate
25/02/2021Lombardia – Tentato omicidio
20/02/2021Sardegna – Stalking e minacce
20/02/20211Marche –
Maltrattamenti
19/02/2021Toscana – Maltrattamenti
19/02/2021Toscana – Tentato
omicidio
16/02/2021Marche – Maltrattamenti
16/02/2021Abruzzo – Percosse e
minacce
16/02/2021 Sicilia – Tentato omicidio
16/02/2021Piemonte – Stalking
14/02/2021Sicilia- Maltrattamenti
12/02/2021Toscana – Tentato omicidio
12/02/2021Puglia – Stalking
11/02/2021Lombardia – Lesioni
11/02/2021Umbria-
Minacce
09/02/2021LazioLesioni
09/02/2021LazioTentato omicidio
09/02/2021Sicilia
– Maltrattamenti e tentato omicidio
09/02/2021Emilia Romagna – Maltrattamenti
06/02/2021Sardegna – Estorsione e revenge porn
03/02/2021Campania – Minacce
03/02/2021Toscana – Stalking
02/02/2021Lombardia – Omicidio
02/02/2021Veneto –
Stalking
01/02/2021Toscana – Revenge porn ed estorsione
31/01/2021Campania –
Stalking e percosse
30/01/2021Campania – Stalking
29/01/2021Sicilia – Lesioni e
minacce
29/01/2021Lombardia – Lesioni
27/01/2021Veneto – Omicidio
27/01/2021Marche – Stalking
27/01/2021Puglia – Maltrattamenti
27/01/2021Veneto –
Stalking
25/01/2021Emilia Romagna – Stalking
25/01/2021Friuli Venezia-Giulia –
Lesioni e maltrattamenti
24/01/2021Emilia Romagna – Lesioni
24/01/2021Veneto –
Lesioni
22/01/2021Campania – Stalking
22/01/2021Abruzzo – Stalking e revenge
porn
21/01/2021Liguria – Lesioni
21/01/2021Veneto – Lesioni
21/01/2021Lombardia
– Stalking
21/01/2021Sardegna – Minacce
18/01/2021Friuli Venezia-Giulia – Stalking
15/01/2021Umbria – Minacce
15/01/2021AbruzzoStalking
14/01/2021Emilia Romagna – Tentato omicidio
14/01/2021Sicilia – Lesioni
13/01/2021Lombardia – Stalking
12/01/2021Emilia
Romagna – Minacce, molestie
08/01/2021Liguria – Lesioni
05/01/2021Emilia Romagna
– Omicidio
02/01/2021Emilia Romagna – Maltrattamenti
Il suo mascheramento del
conteggio infame è effettivamente gravissimo; proprio nelle sue pagine
precedenti si afferma che “davanti all’evidenza dei numeri è probabile che anche
i più negazionisti del gender gap smetterano di dire che le donne sono ovunque.”
L’ancella del capitalismo
Il femminismo, nella sua ondata più forte e mitica,
ebbe un nemico: il capitalismo, per cui tutte le attività
riproduttive (l’accudimento della prole, il mantenimento degli spazi abitativi e
lavorativi in condizioni igieniche, la cucina dei pasti giornalieri, ecc), sia
quotidiane che non, di cui la casa rappresenta il principale luogo di
svolgimento, vengono escluse dalla logica economica, pur essendo assolutamente
necessarie al sostentamento tanto individuale quanto collettivo, perché non
improntate al commercio diretto nonostante siano le condizioni di esistenza
della manodopera necessaria.
Una volta affrancata tuttavia da tale
marginalizzazione, e divenuta potenziale e fortissima consumista, la forza
femminile è stata rabbonita offrendole quale nemico colui che negli anni della
protesta e delle lotte era stato suo (scomodo, magari, ma inevitabile) compagno
di battaglia, avulso dal capitalismo stesso: l’uomo. Ed ecco il patriarcato.
Il
capitalismo ha vinto, il totalitarismo dei consumi è onnipresente.
La sua
opposizione più forte e radicale ha perso l’obiettivo e ha individuato quale
origine del suo male un microsistema che ancora in Italia è resistente e
“tradizionalista”: la società naturale della famiglia.
“Il movimento femminista
ovunque ha distorto il problema della violenza domestica per i propri fini
politici e per riempirsi i portafogli. Osservai le femministe costruire le loro
fortezze di odio contro gli uomini, dove insegnavano alle donne che tutti gli
uomini erano stupratori e bastardi. Testimoniai il danno fatto ai bambini in
tali rifugi.”
Erin Pizzey
Chi è Michela Murgia? Chi è l’eletta?
Provo a
parafrasare le parole della scrittrice al riguardo (pag. 60 ):
“La prima tattica
sempreverde è quella dell’Eletta. Il capitalismo sceglie una donna, una sola e
con le caratteristiche meno problematiche possibile in rapporto al sessismo e la
metti in alto, più in alto che si può, quindi non proprio all’apice della
piramide ma magari direttamente sotto. La fa vicedirettrice di qualcosa, la pone
come suo braccio destro.[…] Questo ologramma di donna che il capitalismo ha
creato blinderà ogni critica, parerà ogni attacco e sarà lì a dimostrare la sua
inclusività per il solo fatto di esistere nel ruolo di comando. Non userà mai
quello per mettere in discussione di essere l’unica , anzi, proteggerà con tutte
le forze la sua specialità difendendola dall’ipotesi che altre donne possono
contendergliela. Si crogiolerà al pensiero di essere stata lei sola tra le tante
all’altezza di assurgere al posto che molti uomini avrebbero voluto.”
L’Eletta
auspica qualcosa di aberrante: che la sua narrazione della realtà e il suo
femminismo svilente e odioso comincino dalla famiglia. I figli vengono educati
fin da bambini al femminismo e alla mortificazione del maschio – pure il bambino
è complice involontario del sedicente sistema patriarcale che resiste alla
rivoluzione sessista sognata da Murgia. Il capitalismo non vuole una famiglia
unita che resiste al consumismo, ma desidera consumisti forti, fedeli, eterni;
il bambino non deve essere figlio della famiglia, ma del capitalismo, asservendo
il totalitarismo che mortifica la sua libertà. Questo vuole Murgia, l’Eletta.
Una disamina doverosa e davvero allucinante del pensiero fascista murgiano è in
questo link. L’ideologia di Michela Murgia è pervasiva e fascista, onnipresente
(“lo Stato è femminicida”) e con una perversione e delegittimazione dei concetti
concreti di libertà. Da sola, col suo insano e visionario egotismo, Murgia ci
invita a un mondo fascista e fintamente tollerante, quindi sempre fascista, più
subdola e pericolosa. Il femminismo odierno combatte l’uomo e, confondendolo per
il nemico perenne di una battaglia obbligata, può divenire il più estremo
consumista.
Tutti i consumisti sono uguali, ma qualcuno è più
consumista degli altri.
L’Eletta del femminismo, l’ancella del capitalismo, opta
e promuove un disequilibrio di ricchezze, libertà personali e equi privilegi,
semplicemente ignorando la giustizia sociale e favorendo la giustizia di costume
che i social media languidamente promuovono e diffondono.
Michela Murgia è una
fascista e, in quanto tale, tradisce il femminismo, giacché obnubila ogni forma
di autocritica con una narrazione tossica di ciò che è la vita reale.
Non le
riesce di essere comunista, né teologa cattolica; ma le riesce bene essere
fascista e raccontarsi il fascismo come una fiaba per la nuova donna da lei
decisa. Non può dirlo Raffaele Morelli, ma può dirlo ancora Sandro Pertini: “Con
i fascisti non si discute.”
Ti prego, Michela Murgia: (stai zitta e) riprendi a
scrivere bei romanzi.
“Il problema della violenza contro gli uomini è stato oggetto di dibattito presso il Consiglio d’Europa, nel rispetto della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, ove essa è stata definita una ‘violazione dei diritti umani, ma anche un ostacolo all’eguaglianza tra donne e uomini” (“violation of human rights, but also as an obstacle to equality between women and men’).”
Fonte: Wikipedia.